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Cultura diHallstatt

Suddivisione regionale della cultura di Hallstatt (prima età del Ferro)
Suddivisione regionale della cultura di Hallstatt (prima età del Ferro) […]

L'arco di tempo compreso tra l'800 e il 30 ca. a.C. viene designato dagli studiosi dell'Europa centrale preistorica come "età del Ferro", dalla principale materia prima in uso all'epoca. Nel 1866 Adolf von Morlot suddivise l'età in due periodi, cui nel 1874 vennero assegnati i nomi dei noti siti archeologici di Hallstatt, nel Salzkammergut austriaco, e di La Tène, sul lago di Neuchâtel. Per sottolineare, oltre alla valenza cronologica (risp. 800-480 e 480-30 a.C.), anche gli aspetti geografico-culturali dei due periodi, in it. essi sono detti anche "culture" (da cui cultura di Hallstatt e cultura di La Tène). Secondo gli archeologi le pop. presenti nell'area di diffusione della cultura di Hallstatt - che comprendeva la Francia orientale, l'Altopiano sviz., il Giura, la Germania meridionale, la Boemia, l'Austria inferiore e la Slovenia - erano protoceltiche, o quantomeno costituirono il substrato da cui, in quell'area geografica, negli ultimi sec. precristiani ebbero origine i Celti. In base ai differenti corredi tombali o alle usanze funerarie si possono distinguere, all'interno della cultura di Hallstatt, una cerchia occidentale e una cerchia orientale. La presenza di un nuovo stile decorativo, soprattutto nella produzione di oggetti metallici, ha indotto gli studiosi a collocare il passaggio alla cultura di La Tène già prima della metà del V sec. Durante il IV sec. avvennero cambiamenti anche nelle usanze sepolcrali e infine nei tipi di insediamento.

Situazione delle fonti e stato della ricerca

Nella seconda metà del IX sec. a.C. gli insediamenti del Bronzo finale sulle rive dei laghi e dei fiumi scomparirono a causa dei mutamenti climatici; il trasferimento della pop. coincise con il periodo in cui il Ferro, peraltro già noto in precedenza, si affermò su vasta scala come materiale di lavorazione. La forma di sviluppo dei nuovi abitati sorti nell'Altopiano nell'età del Ferro - villaggi o insediamenti sparsi, in zone non soggette a inondazioni - è pressoché sconosciuta. Durante il periodo di Hallstatt è per contro possibile seguire gli sviluppi dell'architettura sepolcrale e di particolari modalità di inumazione e di allestimento dei corredi funerari apparse alla fine dell'età del Bronzo. Le tombe dell'epoca risultano coperte da tumuli più o meno appariscenti. La palese marcatura delle sepolture risvegliò presto l'attenzione degli studiosi: nella speranza di ricchi ritrovamenti, intorno alla metà del XIX sec. si condussero intense campagne di ricerca archeologica, spesso svolte senza conoscere metodi sistematici di scavo, recupero e documentazione. Nel Ticino le principali necropoli dell'età del Ferro non furono scoperte nel corso di scavi ordinari ma durante la costruzione della ferrovia del San Gottardo; molti oggetti rinvenuti nelle tombe andarono dispersi nel commercio antiquario, allora florido.

Se si considera il rapporto fra reperti sepolcrali e reperti abitativi, la valle del Reno sangallese, la fascia centrosettentrionale dei Grigioni e l'Engadina appaiono complementari rispetto al resto della Svizzera. In effetti in queste zone le fonti archeologiche determinanti per gli studi sull'età del Ferro consistono prevalentemente in tracce insediative. Un'eccezione è costituita dal sepolcreto di Tamins-Unterm Dorf, alla confluenza fra i bracci anteriore e posteriore del Reno.

Dato che i siti studiati con mezzi moderni sono relativamente pochi e non esistono fonti scritte, l'immagine della cultura di Hallstatt che si è riusciti a costruire è sfaccettata ma al tempo stesso frammentaria: da un lato si conoscono sorprendentemente bene sia le relazioni fra le varie aree culturali sia la natura (ma non l'importanza quantitativa) delle merci di scambio importate, dall'altro molti altri ambiti, come ad esempio la struttura della società, rimangono in gran parte oscuri, e talvolta per l'interpretazione dei dati archeologici si deve ricorrere all'uso di modelli.

Cronologia

Le possibilità di ricostruire una cronologia effettiva della cultura di Hallstatt con i metodi di datazione legati alle scienze naturali sono esigue. Dato che l'arco di tempo considerato è relativamente breve, il metodo del radiocarbonio, con risultati oscillanti entro un intervallo di 100 anni, risulta poco adatto. I reperti lignei che si prestano a una datazione dendrocronologica sono estremamente rari; soltanto le testimonianze fornite dagli ultimi abitati perilacustri dell'età del Bronzo (di poco anteriori all'800 a.C.) si sono rivelate di utilità come terminus post quem per l'inizio della cultura di Hallstatt. In rari casi è stato possibile stabilire una cronologia più precisa dei complessi archeologici in base alla modalità indiretta del cross-dating, ossia utilizzando oggetti datati provenienti da altre regioni, soprattutto ceramiche greche importate.

Poiché i dati assoluti consentono di costruire una griglia soltanto sommaria, conserva importanza la cronologia relativa, un sistema di classificazione in fasi basato sui reperti. All'inizio del XX sec. questo metodo di datazione fu applicato per la prima volta all'Europa centrale da Paul Reinecke: lo studioso ted. arrivò alla conclusione che la cultura dei Campi di urne, presente in questa area geografica nel Bronzo finale, non fosse soltanto un periodo caratterizzato da elementi di anticipazione ma una fase iniziale della cultura di Hallstatt, che distinse in due facies archeologiche, Hallstatt A e Hallstatt B. La ricerca moderna ritiene per contro hallstattiane solo le fasi C (ossia la più antica) e D (la più recente). Ancora diversi sono i modelli di scansione cronologica applicati alle valli alpine della Svizzera orientale e meridionale, dove si avverte in modo evidente l'influsso degli sviluppi in atto nell'Italia del nord e il termine "periodo di Hallstatt" è considerato sinonimo di prima età del Ferro. In quest'area delle Alpi, dove forti differenze di retaggio materiale consentono di distinguere la pop. in più gruppi in base al territorio, si utilizzano schemi temporali specifici di zona in zona.

I gruppi regionali

Fasi regionali della cultura di Hallstatt in Svizzera
Fasi regionali della cultura di Hallstatt in Svizzera […]

Come nelle epoche precedenti, anche nel periodo fra l'800 e il 480 a.C. l'odierno territorio sviz. era contraddistinto da gruppi regionali. Il nord del Paese era legato alle vicine regioni della Germania sudoccidentale: la parte nordoccidentale seguiva le tradizioni dell'età del Bronzo orientandosi ancora al bassopiano renano, mentre quella nordorientale era legata legata ai gruppi presenti nell'Hegau e nel bacino superiore del Danubio. A questa conclusione si è giunti attraverso studi comparativi compiuti sulle forme dei recipienti ma soprattutto sui monili e accessori vestimentari ritrovati nelle tombe. Nella Svizzera centrale, sono stati finora rinvenuti reperti hallstattiani soltanto nei cant. di Lucerna e Zugo. Il ritrovamento di reperti dell'età del Ferro ad Amsteg-Flüeli, nel cant. Uri, sta forse a indicare che i valichi delle Alpi centrali fra la Reuss, il Reno anteriore e il Ticino ebbero importanza già prima del ME; si tratta, peraltro, solo dei frammenti di pochi vasi, provenienti dalla valle del Reno alpino o da regioni a sud delle Alpi.

Nella regione dei tre laghi alle pendici del Giura, le condizioni molto propizie all'agricoltura favorirono una colonizzazione particolarmente intensa anche nel periodo di Hallstatt. I reperti archeologici attestano gli strettissimi legami esistenti fra la zona dei laghi e l'Altopiano bernese; gli specchi d'acqua, gli spazi aperti e le valli fluviali dell'Aar e della Sarina favorivano i traffici e i trasporti di prodotti sia verso sud sia verso nord, in direzione risp. del Lemano e del Reno. Non meno importanti per la regione erano i rapporti con la Francia orientale attraverso le valli del Giura.

Nonostante un'evoluzione autonoma, nota però allo stato attuale degli studi solo in forma limitata e unicamente in relazione all'artigianato del metallo ("anelli vallesani"), nel periodo di Hallstatt il Vallese rimase aperto a contatti sia con le regioni occidentali sia, grazie ai valichi, con la fascia sudalpina. Il materiale archeologico, anche in questo caso di provenienza quasi esclusivamente tombale, attesta i legami del basso Vallese e del vicino Chablais vodese con la regione lemanica, il Giura e l'Altopiano bernese. I reperti sepolcrali e insediativi dell'alto Vallese presentano per contro netti influssi meridionali.

Nella parte settentrionale dei Grigioni, la situazione era paragonabile a quella del Vallese: la valle del Reno alpino e i passi retici potrebbero aver svolto un ruolo analogo per i traffici e i commerci fra i due versanti della catena alpina. Inizialmente il territorio ebbe stretti legami con la Svizzera nordorientale, benché al tempo stesso i reperti evidenzino il persistere dei rapporti con l'Engadina e l'Alto Adige, nel solco della tradizione del Bronzo finale. Nel VI sec. a.C., invece, aumentò visibilmente l'influsso esercitato dai gruppi sudalpini della cultura di Golasecca.

Le valli meridionali del Ticino e del Moesano erano parte integrante della cultura di Golasecca, che si estendeva dal Piemonte alla Lombardia occidentale. Condizioni analoghe si osservano nel lembo più orientale della Svizzera: l'Engadina era legata culturalmente all'Alto Adige ma aveva nel contempo rapporti con il nord dei Grigioni e il Reno alpino.

Aspetti insediativi e topografici

L'Altopiano, relativamente piatto, e il Giura con i laghi antistanti erano densamente popolati. Nelle Alpi si prestavano all'insediamento soprattutto le valli dei fiumi principali (Rodano, Reno, Inn). Nelle regioni montane si prediligevano quali luoghi d'insediamento le alture e gli spuntoni rocciosi, in grado di proteggere da pericoli naturali (piene fluviali, valanghe). Nella valle del Reno sangallese, le frequenti inondazioni preistoriche della piana furono determinanti per la scelta di luoghi situati in altura. Tuttavia altri siti della medesima valle (Oberriet-Montlingerberg) così come quelli di Scuol-Munt Baselgia (Bassa Engadina) e di Lantsch-Bot da Loz indicano che sia nell'età del Bronzo sia in quella del Ferro la protezione naturale non fu l'unico fattore decisivo per l'ubicazione degli insediamenti: premesse altrettanto importanti erano la vicinanza a terreni coltivabili, l'approvvigionamento idrico e il microclima locale nonché una posizione favorevole sul piano strategico e commerciale.

Abitati d'altura sono noti anche nell'Altopiano: Sissach-Burgenrain, Wittnau-Wittnauer Horn, Zurigo-Üetliberg, Zugo-Baarburg, Posieux-Câtillon-sur-Glâne. La presenza di varie necropoli a tumuli fa supporre che il numero complessivo di insediamenti nell'Altopiano e nel Giura fosse molto superiore a quello degli abitati d'altura scoperti finora, fortificati e ubicati principalmente in base ai tracciati degli assi di traffico; dovrebbe trattarsi soprattutto di stazioni terrestri, ossia non rivierasche, su terrazze naturali o su fondi vallivi. Esempi di questa categoria, non ancora studiata in modo approfondito, sono i villaggi di Frasses-Praz au Doux o di Falländen-Fröschbach, ma anche altri siti romandi come Avenches-En Chaplix, Faoug-Derrière-le-Chaney o Marin-Epagnier-Les Bourguignonnes. Nelle Alpi troviamo gli abitati di fondovalle, che costituiscono l'equivalente degli insediamenti terrestri dell'Altopiano; fra i pochi esempi di questa forma insediativa si annoverano i siti di Briga-Glis-Waldmatte e di Coira-Welschdörfli.

Economia

Il peggioramento climatico e i mutamenti ambientali del IX e VIII sec. a.C. determinarono uno spostamento geografico dei villaggi, ma verosimilmente non situazioni di crisi tanto forti da comportare una ristrutturazione economica o addirittura sociale. Lo stesso avvenne probabilmente quando il ferro divenne una nuova materia prima e si diffuse la sua tecnologia, che si affermò lentamente malgrado tutti i vantaggi che comportava. Un pregio del metallo consisteva nel fatto che la sua produzione non necessitava di importazioni su lunga distanza di altri componenti (come lo stagno per il bronzo); in Svizzera, inoltre, i giacimenti di minerale ferroso sono molto più diffusi e, a differenza del minerale cuprico necessario per produrre il bronzo, non limitati alla sola fascia alpina. Nonostante i ricchi giacimenti di minerale ferroso, nel territorio dell'odierna Svizzera non sono state rinvenute tracce di una sua riduzione artificiale (trasformazione in ferro metallico) o di forni di fusione nel periodo di Hallstatt. L'ingente quantità di reperti in ferro induce però gli studiosi a supporre che apposite fucine siano state sviluppate già durante la fase C della cultura di Hallstatt; ad attività di fucinatura hallstattiane rinviano le scorie metalliche ad alto tenore ferroso ritrovate nei siti di Russikon-Furtbüel e Neukirch-Tobeläcker.

Il nuovo materiale si prestava particolarmente bene alla fabbricazione di armi, attrezzi e parti di carro, perché la fucinatura gli conferiva non solo maggiore durezza ma anche più elasticità e quindi resistenza; solo di rado era impiegato per monili e altri accessori (bracciali e collari, spille e fibbie di vesti, ganci di cintura). Sia a nord sia a sud delle Alpi, nel periodo di Hallstatt il ferro rimase una prerogativa maschile e inizialmente costituì un importante status symbol. Il metallo venne sfruttato meglio sul piano economico soltanto nel periodo di La Tène.

Il ferro non riuscì mai a soppiantare del tutto il bronzo, che rimase il metallo più idoneo per i monili fusi in stampi (bracciali, collari, fibbie), ma anche per i recipienti lavorati a sbalzo e le borchie di cintura con ampie superfici ornamentali. Ciotole e bacili bronzei come quelli di Corminbœuf-Bois Murat, Wohlen-Hohbühl o Zollikon-Fünfbühl appagavano il desiderio di lusso dei ceti superiori, al pari delle cosiddette "situle" e "ciste", secchie prodotte probabilmente a sud delle Alpi. Il bronzo restava molto importante e tanto prezioso da venire raccolto e riciclato, come attestano con impressionante evidenza i 3800 pezzi rinvenuti nel ripostiglio di Arbedo. A nord della catena alpina, peraltro, mancano ripostigli attribuibili alla cultura di Hallstatt.

Collana in oro con un diametro interno di 20 cm rinvenuta a Payerne-Roverez, risalente alla metà del VI secolo a.C. (Musée cantonal d'archéologie et d'histoire, Losanna).
Collana in oro con un diametro interno di 20 cm rinvenuta a Payerne-Roverez, risalente alla metà del VI secolo a.C. (Musée cantonal d'archéologie et d'histoire, Losanna). […]

I ricchi corredi sepolcrali dell'élite, che comprendono carri in legno e metallo a quattro ruote e parti dei relativi finimenti, forniscono preziosi ragguagli sulle abilità artigiane di carrai, armaioli e orafi. I pugnali in ferro con l'impugnatura e il fodero in vari materiali, decorati con diverse tecniche, e i collari o bracciali sbalzati in lamina d'oro rientrano nello stesso contesto sociale. Nel periodo di Hallstatt, come nell'età del Bronzo, anche la toreutica appare caratterizzata da uno stile geometrico: nelle regioni nordalpine e nelle valli meridionali rimangono un'eccezione i lavori a sbalzo con ornamenti figurativi, molto apprezzati in area mediterranea e nella cerchia orientale hallstattiana, e le raffigurazioni antropiche o zoomorfe sono rese unicamente in forma stilizzata.

Un aspetto innovativo nella lavorazione del bronzo fu l'introduzione del tornio, al cui uso rinviano i fasci di linee incisi con precisione sui "bracciali bombati" (monili in lamina di bronzo, larghi fino a 20 cm). Probabilmente erano prodotti al tornio anche i bracciali in sapropelite, paragonabili sul piano formale a quelli bombati.

Giara rinvenuta a Dinhard nei pressi di Winterthur (Museo nazionale svizzero, Zurigo).
Giara rinvenuta a Dinhard nei pressi di Winterthur (Museo nazionale svizzero, Zurigo). […]

Verso la fine del periodo di Hallstatt, con il diffondersi del tornio da vasaio a rotazione rapida, anche la produzione di vasi fittili fu trasferita sempre più dall'ambito domestico alle officine specializzate. Inizialmente si produsse con questa tecnica soltanto vasellame da pasto (ciotole, boccali, bottiglie), mentre i recipienti destinati al commercio erano ancora modellati a mano.

Nel periodo di Hallstatt, le grandi radure create con i dissodamenti nell'Altopiano nei sec. precedenti e una più efficace concimazione del suolo derivata dall'allevamento intensivo di animali domestici influirono positivamente sulla cerealicoltura e la pastorizia nelle regioni nordalpine. Non è tuttavia ancora chiaro in quale misura queste premesse favorevoli all'agricoltura e all'allevamento abbiano realmente portato all'accumulo delle eccedenze che venivano scambiate con altri prodotti nei centri di mercato, né in quale misura il crescente benessere della cultura di Hallstatt si fondasse appunto sui mercati.

Commercio

Intorno al 600 a.C. alla foce del Rodano, nell'odierna Francia meridionale, fu fondata la colonia greca di Massalia (Marsiglia); nello stesso periodo gli Etruschi penetrarono nella pianura padana. La mutata situazione politica diede avvio a nuovi o più intensi rapporti con le regioni nordalpine. Dal VII sec. a.C., questo tipo di contatti è testimoniato in Svizzera dalla presenza di prodotti importati di provenienza meridionale. Si suppone che gli oggetti di lusso, rinvenuti in discreta quantità, fossero doni di prestigio volti a garantire la lealtà dei destinatari: esempi in questo senso sono il collare d'oro scoperto in un tumulo a Ins, il pendente aureo di Jegenstorf e l'idria della tomba a carro di Meikirch-Grächwil.

A singoli abitati d'altura, in genere fortificati, viene attribuito il ruolo di capoluogo. Questi centri di trasbordo e di mercato, ubicati in posizione favorevole, oltre a rifornire le aree circostanti erano forse collegati a direttrici commerciali interregionali. A Châtillon-sur-Glâne, per esempio, sono documentati resti di vasi fittili provenienti da Massalia o di ceramiche attiche fabbricate in Grecia; anche sull'Üetliberg, presso Zurigo, o a Baarburg, presso Zugo, sono venuti alla luce frammenti di ceramica ellenica. Oltre al vino e all'olio, attestati da contenitori per il trasporto (anfore) e da vasellame destinato al consumo del vino, grazie al commercio su lunghe distanze giunse nelle regioni alpine, e anche più a nord, il corallo rosso. Banchi corallini esistevano sia nel Mediterraneo occidentale sia nell'Adriatico.

La creazione nel Ticino e soprattutto in Lombardia, a partire dall'inizio del VI sec. a.C., di numerosi nuovi insediamenti lungo le vie d'acqua e i sentieri di valico si può spiegare soltanto con l'esistenza di assi diretti transalpini che collegavano l'Italia settentrionale alle regioni a nord delle Alpi. Nella Svizzera meridionale non venivano sfruttati importanti giacimenti di materie prime, e le opportunità offerte dall'agricoltura erano molto limitate. Il benessere testimoniato dalla sorprendente varietà di oggetti d'uso e monili in bronzo - talvolta anche in ambra o in corallo - era forse quindi dovuto a una partecipazione ai traffici e commerci attraverso la catena alpina. Il possibile ruolo di mediazione fra nord e sud svolto dai gruppi di Golasecca è attestato anche dai prodotti della loro regione venuti alla luce sia in abitati e necropoli dell'area alpina (Briga-Glis-Waldmatte, Sankt Niklaus, Coira-Welschdörfli, Tamins-Unterm Dorf) sia in zone ancora più settentrionali (Fehraltorf-Lochweid). Gli oggetti metallici di provenienza sudalpina - prevalentemente elementi d'abbigliamento o monili - arrivarono in regioni lontane, viceversa, non tanto come merci importate a lunga distanza quanto con i rispettivi proprietari.

Società

Nella Svizzera settentrionale, occidentale e orientale la varietà di ceti della società hallstattiana si riflette nel diverso livello qualitativo dei corredi funerari. Sulla base della presenza o assenza di un carro, di oggetti di importazione mediterranei, di oggetti in oro, di recipienti metallici o armi (spade, più tardi pugnali e lance), le tombe ritrovate nei tumuli, in modo particolare quelle maschili, si possono attribuire a differenti classi sociali; ad alcune donne delle classi superiori spettava, peraltro, un corredo equivalente a quello dei mariti. Nella Svizzera nordorientale le tombe femminili contenevano più spesso di quelle maschili un recipiente bronzeo, ad esempio una situla, una cista a cordoni o un bacile (Wohlen-Hohbühl, Russikon-Eggbühl, Bonstetten-Gibel, Zollikon-Fünfbühl). Senza dubbio la donna sepolta nella tomba a carro di Gunzwil-Adiswil-Bettlisacker, il cui corredo comprende una situla in bronzo e monili in oro, giaietto, ambra e bronzo per varie parti del corpo (testa, collo, braccia, gambe), apparteneva al ceto sociale più elevato. Ma neppure i corredi funerari più modesti rinvenuti nella Svizzera occidentale, orientale e centrale, che comprendevano "solo" accessori vestimentari e monili, si possono definire poveri: le persone sepolte con quegli oggetti rientravano in una fascia sociale che disponeva per lo meno di un certo benessere. Si suppone che esistano tombe dei ceti bassi, non coperte da tumuli, in zone finora poco interessate da studi archeologici.

Utile a fini classificatori, ma soltanto nella fase hallstattiana più recente, è anche la posizione delle singole sepolture, al centro di un tumulo oppure - nel caso di sepolture successive - nella terra di riporto circostante. In precedenza le tombe, disposte per gruppi, erano marcate individualmente con un tumulo più o meno grande (Unterlunkhofen-Im Bärhau); solo alla fine del VII sec. compaiono i grandi tumuli che alla tomba centrale ne affiancano altre di uno stesso gruppo sociale (Thunstetten-Tannwäldli, Wohlen-Hohbühl).

Le tombe con corredi particolarmente ricchi dimostrano l'esistenza di un'élite sociale con un livello di vita superiore alla mera sussistenza e che dunque disponeva di beni in eccedenza e poteva ostentare oggetti preziosi e prodotti provenienti dal bacino mediterraneo. Molti ricercatori, riprendendo un concetto di società proprio al ME, hanno interpretato questo tipo di sepolture come tombe di "principi" regnanti, definendo "sedi principesche" gli abitati d'altura fortificati dove sono venuti alla luce prodotti importati su lunga distanza (soprattutto ceramiche greche). Di recente, tuttavia, questo modello è stato nuovamente messo in discussione perché la relazione spaziale fra "sedi principesche" e camere sepolcrali con ricco corredo, appartenenti al ceto sociale più alto, risulta dimostrato soltanto in pochi siti. La tomba di Eberdingen-Hochdorf (Baden-Württemberg), che è fra le più ricche della "cerchia occidentale" hallstattiana ed è caratterizzata da un cumulo imponente di pietre e di terra, fu allestita nelle immediate vicinanze di un abitato terrestre privo di difese che per impianto e dimensioni non corrisponde affatto al concetto di "sede principesca".

Nella Svizzera meridionale, dove le tipologie di corredo non si differenziano in modo sostanziale, le possibilità di suddividere le tombe in più classi sono ridotte. Benché le differenze riscontrate si riferiscano, più che al rango dei defunti, al loro sesso, sarebbe comunque avventato ipotizzare una struttura sociale ugualitaria. Indizi di un rango superiore potrebbero essere ad esempio, nelle tombe maschili, la presenza di un recipiente metallico, anche se il vaso funge per lo più da urna (Mesocco-Coop), e, in quelle femminili, la presenza di collane con fino a 80 perle d'ambra.

Riferimenti bibliografici

  • W. Kimmig, «Zum Problem späthallstättischer Adelssitze», in Siedlung, Burg und Stadt, a cura di K.-H. Otto e J. Herrmann, 1969, 95-113
  • M. K. H. Eggert, «Prestigegüter und Sozialstruktur in der Späthallstattzeit», in Saeculum, 42, 1991, 1-27
  • B. Schmid-Sikimić, Der Arm- und Beinschmuck der Hallstattzeit in der Schweiz, 1996
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  • B. Schmid-Sikimić, Mesocco-Coop (GR). Eisenzeitlicher Bestattungsplatz im Brennpunkt zwischen Süd und Nord, 2002
  • M. Trachsel, Untersuchungen zur relativen und absoluten Chronologie der Hallstattzeit, 2004
Link

Suggerimento di citazione

Biljana Schmid-Sikimić: "Hallstatt, cultura di", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 12.12.2013(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/008014/2013-12-12/, consultato il 29.03.2024.